Avere un Conto in banca non rappresenta oramai niente di particolarmente speciale o particolare, anzi si tratta di uno strumento che, anche a causa della digitalizzazione sempre più diffusa, ha “preso piede” anche presso l’utenza comune, grazie a tipologie di conto che presentano costi bassi o addirittura nulli in alcuni casi. Tuttavia non sempre il Conto in banca rappresenta la soluzione migliore, anche se oramai esiste una diversificazione da risultare adatta ad ogni tipologia di correntista.
Conto in banca, fai attenzione ai risparmi: ecco cosa può accadere
Anche inconsciamente, consideriamo il conto in banca come una sorta di “rifugio sicuro” per i nostri risparmi, ossia una locazione dove questi possono essere accumulati in maniera comunque percepita come sicura rispetto a “metterli sotto il materasso”.
Tuttavia mantenere ingenti somme ci espone a diversi “rischi” o situazioni comunque non esattamente positive.
Uno su tutti è indubbiamente il fattore inflazione, ossia la perdita di denaro progressivo che è causato da numerosi fattori: mantenere ingenti somme su un tradizionale conto bancario provoca fenomeni di stagnazione finanziaria, che provoca la perdita del valore effettivo delle somme di denaro. Anche se l’euro limita in modo importante questa progressiva tendenza, l’obiettivo di tenerla al 2 % è sempre difficile. Per questo motivo conviene mantenere solo “l’indispensabile” sul Conto Corrente, mentre il grosso dei nostri risparmi può essere investito ad esempio in buoni fruttiferi.
C’è anche il discorso pignoramento: essendo le banche tenute a controlli di ogni tipo, un conto può essere bloccato o congelato per problemi finanziari e/o legali ed avere soldi sul conto corrente potrebbe non essere “utile” in tal senso. C’è da ricordare che molte banche “fanno pagare” la giacenza delle proprie somme di denaro. Per giacenze non eccessive conviene ad esempio puntare sui libretti postali, che non sono pignorabili.
Anche se relativamente raro. vi è anche il discorso instabilità delle banche, anche se nella maggior parte dei casi è lo stato a garantire lo stato di “salute” delle banche.