Da oramai molti anni il concetto di “risparmio” risulta essere profondamente legato a strumenti “telematici”, come conti bancari, fondi deposito, libretti di risparmio e anche libretti postali. Questi ultimi sopratutto sono tra quelli più diffusi in assoluto e permettono di gestire e conservare anche somme importanti di denaro in modo molto semplice e decisamente intuitivo, senza particolari condizioni e costi “nascosti”. Anche se non sono molto diversi da qualsiasi altra forma di risparmio, quelli postali rappresentano una certezza e uno dei principali “prodotti di punta” di Poste Italiane.
Cosa sono?
Tecnicamente sono una versione “light” di un qualsiasi libretto bancario o buono fruttifero, ma rispetto a questi ultimi, il libretto postale non permette un significativo sviluppo di interessi sugli importi. Di contro non ha costi di apertura, gestione e chiusura, può essere utilizzato per ricevere lo stipendio e la pensione (essendo munito di IBAN), ha una garanzia da parte dello Stato Italiano (essendo gestiti dalla Cassa Depositi e Prestiti), e non è pignorabile. Si tratta dello strumento “base” utilizzato per la ricezione delle pensioni, e di fatto non ha costi, eccezion fatta per l’imposta di Bollo, pari ad un importo annuo di 34,20 euro esclusivamente per le giacenze medie superiori a 5000 euro.
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Possono essere anche fonte di un inaspettato guadagno: come ogni forma di strumento finanziario di questo tipo anche i libretti postali, se non utilizzati per 10 anni, vanno incontro alla dismissione: tutti i libretti dormienti (come sono chiamati) con un saldo di almeno 100 euro infatti vengono chiusi una volta all’anno da parte di Poste Italiane, non prima di opportuni avvisi e comunicazioni: lo scorso 21 giugno tutti i dormienti sono stati chiusi, e gli importi un tempo legati a questi strumenti è stato spostato su un fondo Consap.
Tuttavia i titolari possono fare una richiesta scritta presso questo fondo per Ottenere nuovamente i propri importi. La lista dei libretti dormienti è presente presso questo indirizzo.