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Quanto vale questa moneta con Vittorio Emanuele III? Ecco la risposta

di Vincenzo Galletta

La storia del nostro paese ha attraversato fasi molto divisive ed importanti negli ultimi secoli, basta ricordare che fino a poco più di un secolo e mezzo fa la nazione italiana non risultava ancora unificata, procedura che si è concretizzata solo a partire dal 1861. La lira evidenzia molto bene le differenze di contesti così diversi da quelli attuali, essendo stata la valuta di diversi regni italiani del nord prima di diventare quella del Regno d’Italia. Come da tradizione per la maggior parte delle monarchie, le emissioni monetarie italiane presentano quasi sempre il volto del sovrano di turno, e uno dei più presenti risulta essere Vittorio Emanuele III, re d’Italia dal 1901 fino a pochi mesi dall’abrogazione della monarchia dopo il referendum del 1946.

Quanto vale questa moneta con Vittorio Emanuele III? Ecco la risposta

Il viso del sovrano infatti è presente su numerose emissioni, da quelle più comuni all’epoca, a quelle più danarose, come la moneta da 1 lira coniata durante le prime fasi del regno di Vittorio Emanuele III, ossia dal 1901 al 1907.

Presente il profilo “giovane” del re mentre l’altro lato è dominato dalla presenza di un’aquila araldica con al centro del petto il simbolo di casa Savoia.

Queste monete sono state abbastanza comuni al tempo, coniate in argento 835 (lo stesso delle famose 500 lire Caravelle), ma circa un decennio dopo la coniatura quasi tutte sono state rifuse per sviluppare altre emissioni con lo stesso metallo. Ecco perchè sono oggi abbastanza rare da trovare. Le più “comuni” sono quelle realizzate nel 1907, che possono valere da 10 euro fino a oltre 150 euro in base alle condizioni di conservazione, poco di più per una moneta del 1906, 1901 e 1902, il cui valore massimo si attesta poco sopra i 300 euro esclusivamente per esemplari in Fior di Conio.

Le più rare sono quelle del 1905 perchè coniate fin dal principio in una tiratura molto più risicata, e questo si nota sopratutto dalla valutazione odierna, che fa valere un esemplare in buone condizioni almeno 150 euro, ma il valore massimo si “spinge” fino a 3000 euro.

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