Mangiare a orari fissi è un argomento che suscita molte domande sul suo effettivo beneficio per la salute. A differenza del sonno, che ha un timing regolare e contribuisce al benessere individuale, il timing dei pasti non è essenziale. Questo significa che mangiare pranzo a mezzogiorno e cena alle 20 non è necessariamente salutare, ma è solo una consuetudine sociale. Mentre la pausa pranzo in ufficio è obbligatoria, pranzare e cenare a casa con orari regolari è una scelta sociale che potrebbe non soddisfare le effettive necessità del nostro corpo. Seguire orari fissi per mangiare può interferire con la nostra capacità di autoregolazione. Secondo i nutrizionisti, sarebbe meglio organizzare i pasti in base alla fame e alle reali necessità del nostro organismo. Mangiare a pranzo anche quando non si ha fame solo perché è l’orario abituale può essere dannoso per il nostro corpo. Allo stesso modo, fare uno spuntino ogni tre ore solo perché è l’orario stabilito potrebbe non essere salutare. È importante ascoltare il nostro corpo e non seguire ciecamente le convenzioni sociali sugli orari dei pasti. Ogni individuo è unico e ha bisogni diversi. È fondamentale capire il nostro corpo e adattare le abitudini alimentari di conseguenza. Alcune persone mangiano molto a pranzo e poi consumano solo snack per il resto della giornata, mentre altre saltano il pranzo e mangiano solo a cena. È importante valutare se si arriva affamati al pasto successivo o si prova stanchezza dopo il pasto principale per apportare eventuali miglioramenti alle abitudini alimentari. Infine, i nutrizionisti sottolineano che la colazione è il pasto più importante della giornata.
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Cosa succede quando mangiamo sempre ai soliti orari? Ecco la risposta dei nutrizionisti
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