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Conto corrente estero: ecco cosa si rischia se non si dichiara…

di Vincenzo Galletta

Avere un conto corrente estero oggi è perfettamente legale, purché lo si dichiari. Nonostante il conto corrente estero sia risultato spesso in passato uno stratagemma utilizzato per l’evasione fiscale, venendo stigmatizzato a prescindere, questo strumento è utilizzabile abbastanza liberamente. Consentendo così ai correntisti di sfruttare vantaggi come maggior solidità economica della banca, una grande solidità, interessi più elevati o diversificazione della valuta con cui investire.

Nascondere un conto corrente estero è comunque sempre più complicato. Questo perché gli accordi intercorsi tra i membri dell’Unione Europea, e tra questi e i paesi extra UE, rendono molto più semplici i controlli fiscali incrociati. I database dei correntisti sono spesso comuni, con uno scambio di informazioni fiscali sempre più frequente ed automatizzato. In particolare nell’Unione Europea, anche lì dove vige il segreto bancario, lo stato non può opporsi alla comunicazione richiesta da un altro membro dell’Unione.

Conto corrente estero : quali sono gli obblighi?

Il conto corrente estero deve essere dichiarato da chiunque – persona fisica, ente o società – abbia residenza fiscale in Italia. L’obbligo riguarda tutti quei prodotti finanziari che possano generare un reddito imponibile in Italia. Oltre all’intestatario va dichiarato anche il beneficiario effettivo, per evitare che un prestanome possa sottrarsi ai controlli del Fisco.

È obbligatorio dichiarare il possesso di un conto estero se il valore massimo di questo ha superato, anche solo una volta nel corso dell’anno, i 15mila Euro. Altro obbligo deriva se la media di presenza del denaro sul conto nel periodo di imposta è superiore ai 5mila Euro. In questo secondo caso scatta il pagamento di un’imposta chiamata IFAVE che va versata allo Stato Italiano. La dichiarazione di possesso avviene con la compilazione del quadro RW del modello redditi P.F., in entrambi i casi.

Conto corrente estero non dichiarato: quali sono i rischi?

Il rischio di detenere un conto corrente estero non dichiarato è sempre quello di andare incontro ad accertamenti fiscali che, qualora dovessero rilevare irregolarità, porterebbero a delle sanzioni. Tali sanzioni consistono in una sanzione fissa di 250 Euro se la dichiarazione di possesso avviene tardivamente, e in una sanzione percentuale sul denaro detenuto aumentata proporzionalmente qualora il conto è in un paese afferente nella Black List europea (principalmente paradisi fiscali, ndr) in seguito a mancata o ritardata dichiarazione. La percentuale va dal 3% al 15% per paesi non in black list, mentre dal 6% al 30% (quindi raddoppiata) se il paese è in black list.

In genere qualora il Fisco rileva la presenza di un conto corrente estero non dichiarato che abbia caratteristiche per le quali è dovuta l’IFAVE, invia una lettera di compliance (conciliazione, ndr) in cui invita il contribuente a provvedere a regolarizzare la propria situazione. Tale lettera può essere ignorata solo se non si posseggono conti esteri oppure se si è certi di non dover pagare l’IFAVE, ma tale convinzione va dimostrata coi fatti all’Agenzia delle Entrate, chiedendo la revoca del provvedimento.

Nel caso in cui vi trovaste in situazione di difetto nei confronti del Fisco, è bene operarsi attraverso le pratiche di ravvedimento operoso – per le quali è bene avvalersi del consulto di un commercialista specializzato in fiscalità internazionale – onde evitare un ulteriore avviso di accertamento dell’Agenzia delle Entrate e vedersi recapitare una sanzione molto più elevata che, dal momento dell’emissione, esclude la possibilità del ravvedimento.

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