Le crisi, per loro stessa natura, sono solite mettere a dura prova anche le persone ed i contesti più “stabili e scafati”. Dopo due anni di pandemia, la guerra in Ucraina ha solamente conferito maggiore criticità a problematiche diffuse e conosciute come quelle particolarmente difficili da risolvere come la pensione, che nel nostro paese in particolare risulta essere di non semplicissima risoluzione. Questo perchè al netto di politiche più o meno indovinate, uno dei problemi di fondo è anagrafico e strutturale: una popolazione sempre più anziana, unita ad una decrescita sono fattori che rendono difficile il consueto “ricambio” generazionale, permettendo con sempre maggiore difficoltà di uscire dal mondo del lavoro. Ecco perchè la pensione anticipata rappresenta un concetto di assoluta importanza.
Pensione anticipata: ecco quanti anni di contributi occorrono
L’ordinamento pensionistico prevede varie forme di pensionamento anticipato, alcuni esclusivamente contributivi, altri solo in parte (i cosiddetti sistemi “misti”), ossia che prevedono un numero minimo di anni anagrafici oltre a quelli di contributi versati.
Per tutto il 2022 sarà possibile fare richiesta di Quota 102, che permette di andare in pensione all’età di 64 anni e con almeno 38 di contributi. Questo sistema non ha una “penalizzazione” ma presenta un assegno mensile più basso rispetto alla pensione tradizionale.
La pensione anticipata “tradizionale” invece non prende in considerazione l’età anagrafica ma solo quella contributiva: questa prevede una quota contributiva minima di 42 anni e 10 mesi per gli uomini, 41 anni e 10 mesi per le donne, quota che si riduce a 41 anni netti per categorie come i lavoratori precoci (ossia quelli che hanno iniziato a versare contributi prima dei 19 anni), i disoccupati, i Caregiver (chi si prende cura a tempo pieno del coniuge o parente stretto da almeno 6 mesi) o per chi ha un’invalidità minima del 74 %.
Il Minimo contributivo risulta invece variabile per Ape Sociale, una forma di anticipo sulla pensione che può essere richiesta a partire dai 63 anni d’età per le categorie sopracitate, alle quali va aggiunta anche quella dei lavoratori che svolgono mansioni gravose.
Opzione Donne invece permette alle lavoratrici dipendenti (età minima 58 anni) e autonome (59 anni) a fronte di una quota contributiva minima di 35 anni di andare in pensione in maniera anticipata.