Nel mese di settembre e a partire dallo stesso sono previste delle riduzioni del cuneo fiscale per una serie di lavoratori. Il provvedimento è stato preso dal governo per cercare di limitare l’impatto della fortissima inflazione degli ultimi mesi, anche se ciò che gli italiani si ritroveranno in busta paga potrebbe essere ben poco a fronte degli aumenti che dovranno fronteggiare.
La misura è stata inserita nel così chiamato decreto legge “Aiuti Bis”, che ad esempio ha portato anche all’emissione di Voucher per l’acquisto di abbonamenti ai mezzi pubblici, tra le altre cose. Il taglio del cuneo fiscale arriverà sia sullo stipendio dei dipendenti che sulle pensioni. La modifica andrà ad aggiungersi al già presente taglio dello 0.8% attivato nello scorso gennaio, portando la riduzione a circa il 2% fino al mese di dicembre incluso. Proviamo a capire meglio di cosa si tratta.
Busta paga: quali sono le riduzioni?
Il passaggio della riduzione del cuneo fiscale dallo 0.8% al 2% a partire dal mese di settembre, sarà avanzato in favore dei lavoratori dipendenti con reddito fino a 35mila euro, e sarà conteggiato sulle buste paga da luglio a dicembre 2022, inclusa la tredicesima. Oltre alla riduzione del cuneo fiscale al 2%, per i pensionati sarà anticipata al 1 Ottobre 2022 l’operazione di rivalutazione del 2% delle pensioni, sempre per chi percepisce al massimo 35mila euro annui. Il passaggio era previsto a Gennaio 2023, ma è stato anticipato. Non ci sarà quindi una ulteriore rivalutazione di un altro 2% tra quattro mesi.
Come hanno evidenziato gli analisti, e gli studi portati avanti dai sindacati, la riduzione pur significativa nella pratica si tradurrà in ben poco: i lavoratori dipendenti si ritroveranno circa 25 euro al mese in più in busta paga, purché percepiscano uno stipendio netto inferiore a 2600 euro, mentre l’aumento è ancor meno sensibile per chi guadagna sotto i 1000 Euro: saranno circa 12 euro al mese.
Rivalutazione pensioni: di quanto aumentano?
Anche per quanto riguarda la pensione, le modifiche apportate, nella pratica, frutteranno poco a fronte di un costo particolarmente sensibile per lo stato, di circa 14 miliardi di euro per la sola rivalutazione anticipata. L’incremento massimo della pensione mensile, su di un lordo di 35mila euro (il massimo previsto, ndr) sarà infatti di 51 Euro Lordi. Ed essendoci proporzionalità anche nell’aumento delle pensioni, chi percepisce meno, si ritroverà meno aumento esattamente come avviene per gli stipendi.
È possibile prendere come riferimento, per fare due calcoli, una tabella pubblicata dalla UIL ed elaborata sulla base dei dati forniti dall’INPS. Guardandola attentamente si scopre che per una pensione di 1049 euro, l’aumento sarà di circa 20,97 euro. L’aumento è di una somma standard di circa 10 euro, per ogni 500 euro di pensione percepita. Infatti arriveranno circa 31.46 Euro alle pensioni da 1573 euro, mentre 41.95 Euro per pensioni mensili da 2097 Euro.