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Conto in banca: il rischio che nessuno ti dice. “Attenzione”

di Vincenzo Galletta

La quasi totalità dei risparmiatori possiede un conto in banca, o comunque qualsiasi altra forma di strumento di risparmio e gestione delle proprie finanze, come ad esempio i libretti postali. Si tratta sostanzialmente di un modo diffuso per non “conservare i soldi sotto il materasso”, permesso dalla maggior parte degli istituti di credito (ma da diversi anni anche da Poste Italiane con BancoPosta). Esistono infatti vari strumenti che agevolano operazioni oggi molto conosciute come l’invio e la ricezione di bonifici, l’erogazione di assegni, solo per fare qualche esempio. Tuttavia non sono tutte “rose e fiori”: quali sono i rischi che possono manifestarsi quando si possiede un conto in banca?

Conto in banca: il rischio che nessuno ti dice. “Attenzione”

E’ sopratutto il contesto attuale, che sembra essere “meno stabile” rispetto al recente passato, a far venire qualche dubbio in merito alla stabilità degli istituti di credito, anche esiste ancora la “copertura” da parte del Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi fino a 100.000 euro. Anche se una banca è a rischio fallimento è abbastanza difficile che non si venga tutelati dallo stato.

Tuttavia sono diversi i fattori che fanno riconsiderare l’idea di tenere aperto un conto in banca, in primis è quello legato ai costi: le banche ovviamente “detraggono” diverse tipologie di spese, a partire da quelle legate alle giacenze (è prevista ad esempio una imposta di bollo pari a 34.20 euro se la giacenza media è superiore a 5000 euro all’anno), a quelle legate ad eventuali conti “in rosso” (in negativo). Inoltre se siamo in possesso di ingenti quantità di denaro non è conveniente mantenerli sul conto, a causa del fenomeno della stagnazione, che fa perdere progressivamente il potere d’acquisto del denaro.

A fronte di un’offerta in fatto di Conti sempre più diversificata conviene anche valutare il cambio di banca: chiudere un conto bancario è completamente gratuito come sancito dal Decreto Bersani del 2006, ovviamente dopo aver regolarizzato tutte le  “pendenze” con il precedente istituto di credito.

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